ARSENICO NELL'ACQUA, SALUTE A RISCHIO PER TUMORI E PROBLEMI CARDIOVASCOLARI
Nei territori italiani in cui l'acqua potabile è contaminata da livelli di arsenico al di sopra dei
limiti stabiliti dalla legge l'incidenza di tumori, disturbi cardiovascolari e altre gravi patologie è particolarmente elevata.
I dati emersi dall'indagine sono stati presentati dell'Associazione italiana medici per l'ambiente e
da Luciano Sordini, segretario della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). I risultati delle analisi condotte dall'Arpa tra il 2005 e il 2011 sono stati messi a confronto con
decessi e malattie registrati nella popolazione. Ne è emerso che laddove i livelli di arsenico sono più elevati aumenta l'incidenza dei tumori maligni - soprattutto al polmone e alla vescica -,
del diabete mellito, dell'ipertensione, di infarto, di infertilità e, nei bambini, di disturbi del comportamento come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività e
l'autismo.
Nel rapporto è spiegato che “nei comuni con livelli di arsenico superiore ai 20 microgrammi al litro
si osserva un eccesso significativo pari a più 10 per cento nella mortalità per tutte le cause, e per le malattie del sistema circolatorio sia negli uomini che nelle donne”. Viceversa, nei comuni
in cui il livello di arsenico è compreso tra i 10 e i 20 microgrammi al litro questo effetto non è stato riscontrato. “Già sapevamo che l’arsenico fa male, essendo catalogato come elemento
cancerogeno certo di classe 1 dall’Airc, l’associazione internazionale di ricerca sul cancro – ha spiegato Litta -. Ma ora neanche a livello locale si potrà più negare: i dati dimostrano che il
consumo di acqua e cibo contaminati ci sta uccidendo. Quanto emerso dimostra che le istituzioni devono installare subito i dearsenificatori. Perché è un obbligo di legge farlo e perché altrimenti
continueremo a morire”.
L'Italia ha ora tempo fino al 31 dicembre per adeguarsi alle direttive europee sui
valori di arsenico nell'acqua. Già nel 2003, infatti, la Comunità Europea ha stabilito che le acque potabili non possono contenerne più di 10 microgrammi per litro. Valori compresi tra 20 e 10
microgrammi /litro possono essere tollerati, ma solo per un periodo limitato di tempo, oltre il quale aumentano i rischi per la salute.